Campione paralimpico, oro nel nuoto: intervista a Federico Bicelli

Federico Bicelli, campione nuoto paralimpico

Sei un mito dello sport? Una domanda che si fa invito e testimonianza per gli adolescenti e giovani di Lonato del Garda. Lo sport aiuta a vivere meglio, in salute e stimola la socialità. Lo sa bene il campione bresciano Federico Bicelli.

L’Oratorio di Lonato del Garda, lo scorso 15 novembre, ha organizzato una serata dedicata agli “eroi dello sport”. Tra gli ospiti, accanto al campione europeo di Braccio di ferro Manuel Battaglia, lonatese doc, anche Branislav Bane, campione di Muhai Thai e Federico Bicelli, venticinquenne di Borgosatollo, campione paralimpico e mondiale di nuoto nei 400 m stile libero S7 e due volte campione europeo nei 100 m stile libero.
Federico ci ha concesso un’intervista a tutto campo, in cui abbiamo parlato del suo grande amore per il nuoto, di Parigi 2024 e dei suoi progetti futuri.

Federico Bicelli of Italy reacts after winning the gold medal in the Men’s 400m. Freestyle S7 at the Paris 2024 Paralympic Games held in Place de la Concorde in Paris (France), Sept. 2, 2024.


Il nuoto fa parte della vita di Federico da quando aveva 5 anni.

Nato con spina bifida, i medici consigliarono ai suoi genitori questa disciplina per il suo benessere. Papà Nunzio e mamma Marisa non avrebbero mai immaginato che il figlio sarebbe diventato un campione di nuoto paralimpico. La lesione al midollo spinale gli ha ridotto la potenza delle gambe dal ginocchio in giù, ma non gli ha impedito di dare il meglio di sé in vasca. Federico Bicelli ama l’acqua e le sfide; Michael Phelps è il suo idolo, che lo ha ispirato nel raggiungere grandi obiettivi. Come quello che risale al primo risultato del 2017: quando a 18 anni Genova vinse l’oro agli Europei giovanili. Da lì, con un duro e costante allenamento in acqua e tanta preparazione atletica, ha collezionato altre medaglie, fino all’oro nelle Paralimpiadi di Parigi 2024, dove ha conquistato anche il bronzo nei 100 dorso.

Partiamo dall’emozione del suo meraviglioso oro nei 400 stile libero a Parigi, la sua prima medaglia individuale, e i cento dorso, dopo il bronzo a squadre di Tokyo 2020 nella 4×100 mista…
«Parigi è stata qualcosa di meraviglioso e unico, completamente diverso da Tokyo, quando c’era il Covid e lo stadio era vuoto. A Parigi avevamo 15mila persone che ci guardavano e anche io sono arrivato molto migliorato, con una condizione fisica completamente diversa. Questi fattori importanti hanno valso il doppio risultato, l’oro e il bronzo. Dopo due anni di lavoro costante, grazie agli allenatori e preparatori, ho raggiunto una condizione fisica perfetta».


Sentire l’inno di Mameli dal podio com’è stato?
«Le parole non bastano. Me lo sono goduto tutto, l’ho anche cantato. È la mia migliore esperienza all’interno del nuoto paralimpico, in tutta la mia carriera. Mi resterà impresso per sempre… Sentire quell’inno con 15mila persone sotto il podio, con la gente che cantava e batteva le mani, è stato bellissimo».


Come ci si prepara a raggiungere una condizione fisica e mentale che le permette di essere campione mondiale?
«Dal punto di vista del lavoro fisico, c’è stata una preparazione intensa, di un anno: prima di Parigi, mi allenavo sei ore al giorno, cinque giorni a settimana, tra nuoto e palestra. Quindi una preparazione pesante e costante. I 400 stile li abbiamo preparati quotidianamente, mentre il dorso (che mi piace, ma fatico di più a fare) due o tre volte a settimana. Più complicata è stata la preparazione mentale, perché gli ultimi mesi la stanchezza era enorme. Dentro di me dicevo “non so se ci arrivo”, poi mi ripetevo che dovevo farcela. Ad agosto tutta la squadra andava in vacanza, ma l’olimpiade era a settembre e io ho passato l’estate a nuotare. La mente era stanca. Dodici mesi di preparazione sono tanti».


Ricorda la sua prima volta in acqua?
«Mi ricordo che ero piccolissimo quando ho imparato a nuotare, avevo 5 anni. Ho imparato le prime bracciate, poi sono seguiti i corsi di nuoto a 7 anni, nella piscina vicino a casa, a Brescia. Poi ho trovato la squadra paralimpica, la Polisportiva bresciana, e da lì ho iniziato a divertirmi e ho incontrato una nuova famiglia. Da Tokyo sono entrato nella squadra nazionale olimpica e ho conosciuto Tanya Vannini, allenatrice della squadra olimpica, con cui ho iniziato ad allenarmi fino a Parigi».


Quali sono i suoi idoli?
«Il mio idolo è Michael Phelps: penso di aver visto i video delle sue gare più di 50 volte. Anche molti compagni della mia squadra paralimpica sono stati da modello».

Federico Bicelli of Italy competes in the Men’s 400m. Freestyle S7 at the Paris 2024 Paralympic Games held in Place de la Concorde in Paris (France), Sept. 2, 2024.


Oltre al nuoto, nella sua vita c’è posto per altro?
«Si, sono sempre stato un tipo molto socievole e solare. Ho tanti amici, più compagnie con cui uscire. Quando non sono sotto allenamenti intensi, usciamo a mangiare o a bere qualcosa insieme. Mi piace molto ascoltare la musica, apprezzo anche i momenti di solitudine, come passare una serata tranquilla guardando una serie tv. E poi c’è lo studio».


Come procede l’università? Qual è il suo piano B per il suo futuro professionale?
«Io vivo molto il presente e cerco di realizzare più che posso nel momento attuale, penso poco al passato e al futuro. Sto vivendo molte esperienze forti e non voglio perdermi nulla. Studio Ingegneria informatica all’Università di Brescia ed entro un anno e mezzo vorrei terminarla, visto che mi mancano pochi esami. Sono tesserato in Polizia penitenziaria, quindi credo mi assumeranno con un contratto a tempo indeterminato, entro un anno, essendo tra i più forti del loro corpo. Il mio sogno sarebbe allenare i giovani nuotatori anche per mettere a frutto l’esperienza di questi anni. Non mi preoccupa il futuro, visto che ho più opzioni. L’esperienza con Tanya Vannini probabilmente si chiuderà a Los Angeles 2028. Scoprirò cosa farò quando finirò di nuotare».


Alla luce dei suoi risultati sportivi, quali grazie oggi si sente di dire?
«Tanti. Sicuramente sono grato ai miei genitori che mi hanno seguito da quando sono piccolo. Poi ci sono Tanya Vannini, la mia allenatrice, e Valentina la mia preparatrice atletica, sorella di Tanya, che mi segue in palestra. I compagni di nuoto di entrambe le squadre, paralimpica e olimpica. E la mia responsabile di settore del nuoto paralimpico, Anna Sisti, a cui ho dedicato anche l’oro, perché il progetto lo abbiamo preparato insieme. Tutta l’equipe che mi segue e mi ha permesso di fare un bel lavoro in questi tre anni».
C’è mai stato nella sua vita un momento di debolezza in cui ha pensato di lasciare il nuoto?
«No, sono sempre stato convinto e mi sono sempre divertito molto in acqua. C’è stato un momento debolezza prima di Parigi, per le grandi aspettative, ma sono un tipo da sfide e questo mi aiuta molto».


Cosa consiglia ai più giovani?
«Consiglio di fare sport. Perché è uno strumento fondamentale, fa molto bene alla salute e anche alla mente. A me ha aiutato molto. Salva da brutte compagnie, ti aiuta nella socialità. Fare gli allenamenti e le gare impegna molto, richiede sacrifici, ma nella squadra si trovano anche gli amici. Il nuoto è stato per me molto importante e potrebbe esserlo per molti ragazzi di oggi».


Visto questo suo attaccamento al nuoto e il senso di benessere che le infonde, si è mai sentito “un pesce fuor d’acqua”?
«Anche fuori dall’acqua mi sento bene, certo con qualche limite per la mia problematica. In acqua sono favorito: mi faccio 8 km a nuoto senza problemi, ma fuori è più difficile. Comunque, non mi abbatto mai».


Quali sono i suoi prossimi progetti?
«L’obiettivo principale ora è il mondiale di Singapore, a settembre 2025. La preparazione in acqua stavolta inizierà a gennaio. A dicembre riprendo gli allenamenti in palestra. L’Olimpiade di Los Angeles 2028 è l’ultimo progetto e in mezzo ci saranno altri europei».

[Articolo già pubblicato sul numero del settimanale Verona Fedele del 24 novembre 2024]

«L’oro di Parigi è stata un’esperienza davvero indimenticabile»

F. Bicelli