Scrittura al femminile. Secondo voi esiste?

Francesca Gardenato scrittrice

La scrittura al femminile esiste oggi? Ne abbiamo parlato in una tavola rotonda a Desenzano, nell'ambito della prima rassegna "Lago di Libri"

Ne abbiamo parlato sabato scorso, nell’ambito della prima rassegna della microeditoria gardesana “Lago di Libri”, organizzata dal Comune di Desenzano del Garda in collaborazione con LiberEdizioni di Brescia. Personalmente ringrazio Rosalba Albano e Marcello Zane per il loro gradito invito a far parte di questo momento.

Nella tavola rotonda a cui ho partecipato accanto alla giovanissima scrittrice esordiente Carlotta Maresca e alla scrittrice e professoressa Ombretta Costanzo, tutte desenzanesi, abbiamo condiviso un po’ di noi, della nostra passione e del nostro stile, un po’ di quel mondo più intimo che viaggia attraverso le nostre parole.

A moderare l’incontro la giornalista e direttrice di Teletutto e Giornale di Brescia Nunzia Vallini, che con professionalità e leggerezza ha guidato la nostra chiacchierata.

Esiste allora una scrittura femminile?

Esistono uno stile di scrittura, una maggiore musicalità delle parole e varietà di lessico, una maggiore difficoltà nel passato a penetrare alcuni generi, esiste anche una sensibilità che è donna. Ma esiste il fatto che le donne, un tempo escluse da alcuni generi letterari e giornalistici, oggi li marcano con orgoglio e merito.

Secondo una ricerca condotta dalla neuropsichiatra Louann Brizendine, pubblicata in The Female Brain, le donne userebbero 20.000 parole al giorno, mentre gli uomini solo 7.000. Questo dipende, a quanto pare, dall’anatomia del cervello e dalla presenza del 10% in più di aree cerebrali e connessioni neuronali nella donna rispetto all’uomo.

Abbiamo parlato di questo e di molto altro nel nostro incontro desenzanese a Palazzo Todeschini sabato 3 giugno. Ognuna di noi ha consegnato un testo al pubblico. Io ho lasciato che fossero gli ospiti in sala a scegliere l’estratto da leggere a voce alta. La scelta era tra un testo sulla consapevolezza e il valore del “no” e un passaggio più leggero sull’intimità di un momento di passione e sentimento, parte di un manoscritto erotico-psicologico che giace inconcluso nel mio cassetto.

Condivido con voi il testo non letto in sala. Sperando che per qualcuno possa essere d’ispirazione…

C’è anche il no!

Spesso il solo modo per dire di no è duro e tagliente, appuntito e disarmante. Non abbiamo il coraggio di affrontare giornalmente il peso del no o, meglio, della reazione che un no genera nell’altro. Quindi preferiamo di gran lunga, per scavalcare la complicazione, dire di sì e fare anche cose che non ci vanno a genio o che non ci rappresentano. Fino a quando superiamo il nostro limite di guardia. Fino a quando sentiamo il corpo tendersi e contrarsi per il tracimare della forza di tutti i no mai detti. E allora quell’unico no se ne esce in modo violento ed esplosivo, colpisce uno per tutti in misura incontrollata, ribolle, soffia e rimbalza, lasciando noi stessi stupiti, inermi davanti alla sua potente forza. 

E se avessimo detto prima qualche no in più? 

Quel bisogno di accontentare gli altri per piacere e compiacimento, per non sentirmi sbagliata, per non deludere o lasciare vuoti di presenza non mi appartiene più. 

Non devo piacere a tutti per piacere di più a me stessa. L’età in questo aiuta. Aiuta ad ascoltarsi con più attenzione e consapevolezza, mente e corpo.

Crescendo capiamo qual è il nostro valore e prendiamo atto della preziosità del nostro tempo. 

La mia identità non dipende dell’accettazione di ogni sfida e zavorra che quotidianamente s’affaccia alla mia porta. Non aprire questa porta vuol dire imparare a gestire la paura delle reazioni, dei giudizi, delle risposte sgradite e delle delusioni che possiamo indurre. Il piccolo no, o sì, quotidiano fa sicuramente la differenza nelle mie giornate di oggi e nel mio tempo. È un cambio di prospettiva. Ho imparato a osservarmi da dentro. Non ho bisogno di irrigidirmi e provare più dolore per accontentare qualcuno scontentando me stessa.

Anche i sentimenti hanno dei no, chiamano dei no. Che vanno pronunciati a chiare lettere, ben scanditi, quando sentiamo il bisogno di tutelare la nostra identità e di essere fedeli al nostro cuore. Un no ben detto, a volte, ci può preservare dal peggioramento dei sintomi di una malattia cronica. Un no ben detto è un sì alla nostra serenità.